Il Paese delle Terre d’Oltremare. Architetture di cemento e cartapesta: restaurare l’irrestaurabile

Un progetto di Filomena Carangelo e Alessandra Cianelli (2023-2024)

Il progetto è concepito con l’intento di ripercorrere, evocare e performare la storia  architettonica e urbanistica della finta città coloniale delle Terre d’Oltremare che interroga la questione della resturabilità/irrestaurabilità di certe architetture, cercando alternative basate sugli aspetti esperienziali e modi di fare architettura immateriali senza architetture.

L’obiettivo generale è la conoscenza del processo di costruzione, non solo architettonico e “materiale”, costituito da tecniche e tecnologie, ma anche di linguaggi, visioni e immaginari, che sono tuttora parte integrante della formazione (post)coloniale dell’occidente.

Si tratta quindi di una riflessione intorno a un atto di espropriazione coloniale contestuale fin dalla distruzione di quello che era un villaggio e una area agricola suburbana per consegnare quel territorio alla costruzione di un immaginario e una coscienza coloniale. Un pensiero quindi che mette insieme la scala urbanistica con la scala geografica e planetaria.

Il mezzo privilegiato di questa riflessione è proprio lo sguardo su quello che resta delle architetture e dell’impianto fanta-esotico, futurista della Mostra (Triennale delle Terre) d’Oltremare, che nel suo farsi aveva attinto e messo in moto desideri e visioni tra i più avanzati del tempo, oscillando, come la teleferica chiusa da anni, che portava dall’attuale Piazzale Tecchio a capo Posillipo, tra meraviglia e controllo, fattisi materia nella pietra, nel cemento, nel ferro, nella terra e nelle piante che erano e sono tuttora, seppure in rovina, il corpo del complesso espositivo. 

Una particolare attenzione nel corso del progetto sarà dedicata agli aspetti di commistione del paesaggio, inteso nelle sue preesistenze rurali, con l’impianto urbanistico  avveniristico, di quella che si rivela  essere una vera e propria città di fondazione, in cui l’aspirazione al matrimonio tra natura e cultura si modella e diventa modello delle città coloniali d’oltremare,  mescolando forme tecnologie e tecniche costruttive all’avanguardia con  visioni, saperi e pratiche di altri tempi e altri luoghi. 

Il culmine del processo di conoscenza immaginato dal progetto sarà costituito da elementi/momenti installativi e performativi, a comporre quindi una Mostra nella Mostra e sulla Mostra.

L’idea nasce dall’incontro delle esperienze, lavori, scritture e incontri maturati in circa dieci anni di esplorazioni della Mostra d’Oltremare, ovvero sulla pratica artistica che sta alla base della ricerca “Il Paese delle Terre d’Oltremare”, in corso dal 2012, e dallo sguardo specifico sulle architetture e sul piano urbanistico della Mostra, di Filomena Carangelo.

Il programma prevede un evento di apertura seminariale e laboratoriale, che avvierà il progetto nella giornata del 7 luglio 2023, con una passeggiata pic-nic, e una mostra/installazione con eventuale pubblicazione, previsti per la primavera/estate del 2024.

Condotta in forma collettiva da e con tutti i partecipanti al percorso, l’evento finale si configura come un atto di riappropriazione,  di risignificazione e/o ri-costruzione immateriale di architetture e rimanenze che, per loro natura, mettono in tensione e questionano la possibilità di ricostruire/restaurare: una forma possibile di restauro impermanente, forse.

COSA SUCCEDE IL 7 LUGLIO

L’evento è concepito come una passeggiata scandita da tappe. Per ciascuna tappa è prevista una conversazione tematica, legata tanto al luogo in cui ci si ferma quanto alle prospettive, riflessioni ed esperienze della/delle persone che da quel punto enunceranno le proprie visioni. 

Le voci che accompagneranno il percorso sono in larga misura quelle del gruppo curatoriale,  ancora aperto e in definizione dal marzo 2023, costituitosi per affinità e vicinanza affettiva e di pensiero, attraverso incontri e scambi di riflessioni, a cui si sono aggiunte alcune figure legate al mondo della produzione culturale e artistica contemporanea che, in affinità con lo spirito ricercante/militante/praticante del progetto, offrono ulteriori esperienze e punti di vista. 

La dinamica che si immagina è quella di un laboratorio/brainstorming di critica e fertilizzazione reciproca, di racconti e riflessioni su teorie e pratiche che guardano all’architettura, all’urbanistica, all’arte, alla natura e al paesaggio, alle nuove ecologie economiche e culturali, alla costruzione di comunità, all’attivismo, al patrimonio/bene comune, all’abitare lo spazio pubblico, al diritto alla città.

La curatela “scientifica” si deve attribuire a un “collettivo curatoriale” (per usare tra virgolette, il linguaggio corrente nel sistema dell’arte e nel sistema dell’accademia) poiché le idee  a cui le voci danno corpo si sono sviluppate attraverso una riflessione collettiva in relazione costante e ininterrotta tra Laura Travaglini, Iain Chambers, Alessandra Cianelli, Alessandra Ferlito, Alessandra Ferrini, Alessandro Gallicchio, Opher Thomson, Filomena Carangelo.

VOCI: Nicola Capone, Filomena Carangelo, Iain Chambers, Alessandra Cianelli, Laura Cuomo, Alessandra Ferlito, Alessandra Ferrini, Mario Gabola, Alessandro Gallicchio, Tiziana Terranova, Opher Thomson, Laura Travaglini, Kathryn Weir.
Con la partecipazione delle ragazze/i di Officine Gomitoli.

Ente proponente: Associazione Culturale DORMIRE

Il Progetto è realizzato con il contributo della Regione Campania – Direzione Generale Governo del Territorio, vincitore del bando QA22-Promozione della cultura, della ricerca e dell’innovazione dell’architettura moderna e contemporanea in Campania, ai sensi della Legge Regionale 19/2019.

Con il supporto di Centro Studi Postcoloniali e di Genere (CSPG), Dipartimento di Scienze umane e sociali (DSUS), Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.

Matronato Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee

Patrocinio Goethe Intistut Neapel